Germanico by Valerio Massimo Manfredi

Germanico by Valerio Massimo Manfredi

autore:Valerio Massimo Manfredi [Manfredi, Valerio Massimo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2024-01-26T12:00:00+00:00


6

Il terzo giorno dopo l’assemblea venni convocato dal legato Aulo Cecina, che mi attendeva, al solito impettito e corrucciato, nel suo alloggio.

«Centurione» esordì con voce squillante, «Germanico ha ordinato che una squadra di cinquanta uomini, sotto il tuo comando, scorti i senatori fino a Carnuntum. Lì» mi informò, «verranno presi in consegna da un’altra unità, che li condurrà a Roma. Scegli tu gli uomini che porterai con te. Un’altra cosa: nei pressi di Carnuntum sarete provvisti di nuove cavalcature: cavalli pannonici da guerra. Saprai tutto quando sarà il momento. Partirete domattina. Ora va’, centurione. Non c’è molto tempo per prepararsi.»

Feci subito ritorno ai nostri alloggiamenti e comunicai ai miei Lupi che l’indomani ci saremmo messi in marcia alla volta di Carnuntum, la fortezza legionaria sul Danubio che era stata costruita mattone per mattone secondo il progetto di Tiberio.

«Abbiamo l’ordine di scortare fin lì i legati che sono stati aggrediti dai veterani. Questa è la nostra missione.»

Dopodiché scelsi gli uomini che ne avrebbero fatto parte.

*

Ero rientrato da poco nella mia tenda quando il servo venne subito a informarmi che qualcuno desiderava parlare con me.

«Signore, una persona chiede di essere ricevuta.»

«Chi è?»

Balbettò il nome della mia ospite, poi esitò, come se non trovasse le parole: «Vipsania Giulia Agrippina, splendida domina, di rara bellezza...».

«Basta così» dissi. «Stai parlando della giovane moglie del generale Germanico.»

Il servo si fece paonazzo.

«Dammi qualche minuto e poi falla passare, e fa’ che in tavola ci siano un’anforetta di acqua fresca e un po’ di frutta.»

La accolsi chinando il capo in segno di omaggio. Avevo fatto in tempo a indossare una tunica scura da ricevimento e un mantello di lana chiara.

La pregai di accomodarsi e lei sedette adagio, tenendosi la pancia. Diede un rapido sguardo al mio alloggio, mentre mi affrettavo a versarle da bere. Era ancora più bella di quando l’avevo incontrata in casa dell’imperatore.

«Sono onorato della tua visita, domina.»

Le porsi la coppa con l’acqua.

Agrippina mi concesse un sorriso che interpretai come un segno di amicizia.

«Non aspettavi forse questo momento da ormai troppo tempo, centurione?»

«Aspettavo di incontrarti, sì. Da quando Germanico mi ha riferito della tua volontà di avere vicino qualcuno che ti facesse sentire più protetta.»

«Forse anche da prima che mio marito ti parlasse.»

«Ricordo con piacere la nostra conversazione, anche se è avvenuta in circostanze poco felici.»

«Allora mio nonno era ancora vivo...»

«Il giorno in cui Augusto ci ha lasciati è stato il più triste e sventurato della nostra storia.»

«... e tu non facevi ancora parte dello stato maggiore del grande Germanico.»

«Non direi proprio che ne faccio parte, domina. Germanico ha voluto convocarmi dopo le sommosse e le rivolte che sai, ma solo perché in sua assenza ho difeso come ho potuto l’ordine e sventato atti di violenza che non avrebbero reso onore al nostro esercito.»

«Non essere modesto. Germanico ti ha elogiato per l’idea della finta lettera di Tiberio. E lo faccio anch’io, ora, in tua presenza. Sei un uomo capace, centurione, e questo nessuno può metterlo in dubbio. Come nessuno può discutere la lealtà che ti contraddistingue.»

«Sono onorato, domina, dalle tue parole.



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